Versione interattiva ad accesso aperto (vol. 2)
In copertina: un originale confronto pubblicato da Decio Gioseffi nel 1965: in alto, P. Picasso, Guernica, 1937 (part.), Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía; in basso, particolare da Il diluvio, miniatura dell’Apocalisse di Saint-Sever, secolo XI (part.), Parigi, Bibliothèque Nationale.
A distanza di trent’anni dalla sua stesura viene pubblicata una inedita e lungimirante storia dell’arte in Europa raccontata, con sensibilità non usuale al tempo in cui fu scritta, da Decio Gioseffi, storico dell’arte specialista soprattutto di prospettiva. Dalle grotte di Altamira al Rinascimento maturo, si raccolgono e si amplificano nel testo classi di problemi che permettono all’autore – a partire dal rapporto con l’eredità dell’Antico, che è sempre vivo e amatissimo – di occuparsi dell’intera filiera dell’arte occidentale. I passaggi dedicati a collocare la produzione artistica nella società e nella storia sono cruciali. L’opera di Gioseffi si dispiega in un ampio tessuto connettivo fatto di bellissime pagine che parlano anche di moda, letteratura, ingegneria e tecnologia, strategia militare, storia delle lingue.
Decio Gioseffi (Trieste 1919–2007). Accademico dei Lincei, già membro dal 1976 e poi presidente, dal 1980 al 1989, del Comitato di Settore per i Beni Artistici e Storici (ex Consiglio Superiore di Belle Arti) presso il Ministero dei Beni Culturali, è stato uno storico dell’arte italiano, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte Medioevale e Moderna dell’Università di Trieste (1964–1993). Dopo la laurea a Padova in Archeologia e Storia dell’Arte Antica, dal 1943 assistente di Luigi Coletti prima e poi di Roberto Salvini. Perspectiva artificialis: per la storia della prospettiva. Spigolature e appunti (Premio Olivetti 1957) inizia i suoi studi pionieristici sulla prospettiva e sulla rappresentazione dello spazio nell’arte, proseguiti nel 1960 con La cupola vaticana: un’ipotesi michelangiolesca (Premio IN/ARCH 1962) e con la monografia Giotto architetto (Edizioni di Comunità, 1963). Molti i suoi contributi palladiani per il Centro di Studi di Architettura di Vicenza e teorici per la rivista XY di Roma. L’elaborazione di una teoria operatoria applicabile ai fatti dell’arte contraddistingue il suo metodo storico-artistico, discusso anche nel suo lungo sodalizio con Carlo Ludovico Ragghianti.